Ma che Ambrì vogliamo davvero?

L’Ambrì è l’Ambrì. O lo abbiamo capito o forse abbiamo sbagliato squadra. Abbiamo una pista nuova, vero, ma questo non significa che diventeremo una grande squadra, capace di competer ogni anno per il titolo.

Guardiamoci allo specchio. Abbiamo un allenatore e un direttore sportivo cresciuti nell’Ambri che sanno chi siamo, che sanno cosa è l’Ambrì, che conoscono tutti. Abbiamo due persone formate, intelligenti e con grande esperienza. Siamo riusciti a metter nello staff diverti Ex, che se devono spiegare cosa é l’Ambrì lo fanno con fierezza ed emozione e che danno e daranno tutto per questa società.

Al momento tutti stanno lavorando in condizioni difficili, con budget limitati, in un territorio difficile perché il Ticino – siamo onesti – è…. Un buco. E in questo buco coesistono troppe realtà sportive per sopravvivere economicamente senza grandi problemi. E poi mettiamoci anche la pandemia. E qui penso non ci sia bisogno di continuare.

Dovremmo quindi esser entusiasti di ciò che c’è e ciò che siamo diventati dopo anni bui e senza identità.. Dopo che abbiamo incontrato persone che di certo del bene dell’Ambrì se ne fregavano.

Ora finalmente ci sono i “nostri” a lavorar per L’Ambrì – e dietro le quinte nel CdA e nel resto. Quelli che chiamavamo sotto la curva. Quelli che se li incontri ti dicono “ciao com te stet?”. Ora ditemi voi: realmente cambiereste tutto questo per qualche vittoria in più? Veramente siete convinti che cambiar allenatore ogni 1-2-3 anni dia più risultati?

L’Ambrì realmente può far di più? Chiediamocelo! L’Ambrì può esser più di un club formatore che dà il massimo e che quando gli gira tutto bene fa i playoff, ma che nella maggior parte dei casi sarà a giocarsi il posto fino all’ultimo, ma disputerà i playout?

Probabilmente no!

E se ci guardiamo indietro, e rivediam l’anno della finale, dovremmo capire che è stato l’anno più falso e della più grande illusione della nostra storia… Falso perché abbiamo rischiato il fallimento e quegli erorri li abbiamo subiti finanziariamente per anni. Falso perché quel risultato non era alla nostra a portata né dal lato finanziario né societario. Ilusorio perché da lì le aspettative sono cambiate e questo sentimento lo paghiamo ancora ora; e forse qualcuno non lo ha ancora capito

Ma allora che Ambrì vogliamo? Chiediamocelo!

La società attuale a me sembra un sogno. Mai come lo scorso anno si è sentito parlare di Ambrì e si son sentiti tanti giocatori del passato e del presente esprimere ciò che è L’Ambrì è, ciò che l’Ambrì rappresenta per tutti noi.

Ecco io penso che questa identità, questa storia, a lungo termine sia più importante di una sconfitta sul ghiaccio.

Baricco dice che non sei fregato veramente finché hai una bella storia e qualcuno a cui raccontarla.

Noi abbiamo una storia, unica e speciale. Questa é la nostra forza, anche dal punto di vista finanziario. Certo, le reazione di delusione per una sconfitta e esaltazione per una vittoria devono rimanere e sono la linfa dello sport. E qui l’Ambrì nel bene o nel male ci soddisfa sempre.

Ma il giorno dopo chiediamoci: Che Ambrì vogliamo?

Io voglio questo, con identità, cuore, che trasuda di storia, di volti, di personaggi. Voglio quell’Ambrì che canta la montanara, quell’Ambrì che parla dialetto, quello che quel bianco e quel blu lo porta con fierezza. Voglio quell’Ambrì di cui tanti stranieri si sono innamorati. Quell’Ambrì capace contro tutto e tutti di costruirsi la sua nuova casa. Voglio quell’Ambrì di cui la gente parla con una lacrima agli occhi perché se ne sente parte.

Le vittorie passano… e l’Ambrì che non ha mai vinto un campionato lo sa bene … che vincere conta sì, sia per l’ambiente che per le finanze, ma tutto il resto nessuno lo potrà mai comprare!

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