Forse é strano, forse da pazzi, o forse più semplicemente è un bisogno. Alzarsi di notte e pensare di mettersi a scrivere, di accendere un computer e iniziare a lasciare che i pensieri diventino concreti, che non siano più frasi che scompaiono dopo un istante, ma parole che rimangono fisse, indelebili su un pezzo di carta. .
Come fai ad appassionarti ad uno sport? Come mai una cosa che dovrebbe essere un passatempo diventa una passione se non una ossessione? Come facciamo a legarci così tanto ad una squadra ad un giocatore o ad un atleta? Come possiamo provare gioia e dolore, come può il cuore batterci a mille o le lacrime bagnarci gli occhi?
Anni e anni a seguire una squadra, ad andare allo stadio, a cantare, a gioire ad arrabbiarsi e forse per mai vincere niente, non una coppa e men che meno un campionato. Eppure lo facciamo, senza renderci conto bene del perché, dei motivi, dei problemi che si nascondono dietro a questo nostro fanatismo. Siamo così, tra le cose più importanti della nostra vita mettiamo anche una squadra di hockey o di calcio, ma perché? Ci accorgiamo fermandoci a pensare che in fondo i valori della vita sono altri, ma poi ce ne freghiamo e prendiamo la macchina per andare allo stadio. Abbiamo bisogno di tutto questo, anche se non sappiamo spiegarcelo.
Il taccuino sportivo nasce così, con l’idea di raccogliere qualche pensiero sparso, di questa passione. Senza pretese, senza obblighi, una pagina di un taccuino sempre con me, sulla quale annotarsi una emozione.
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