Io l’altra sera non ero delusa, ma ero triste, perché io vorrei che questo Ambrì riuscisse, io vorrei che questo Ambrì facesse scoppiare la Gottardo Arena. No, non lo voglio un altro Ambrì. Io vorrei che fosse la squadra che fa giocare il figlio della valle a vincere. Io vorrei che fossero quei colori che hanno fatto innamorare Zwerger, che lo hanno accompagnato nei momenti più difficili, a sventolare. Io vorrei che fosse quel presidente che è riuscito a costruire una pista unica, splendida, così bianco-blu, lo stesso che ha avuto il coraggio di mettere alla guida di questa squadra due giovani che respiravano quotidianamente l’ambiente, ad avere soddisfazioni. Io vorrei che fossero l’allenatore e il direttore sportivo “vicini di casa”, quelli che parlano dialetto e che conoscono tutta la storia di questa squadra a non dover rivivere dei momenti di tensione con alcuni tifosi. Sì, vorrei anche che fosse la società che fa giocare i fratelli Dotti, un simbolo di impegno per i giovani che iniziano a giocare a hockey e che con intelligenza e passione hanno messo insieme lo sport e gli studi, a esultare a fine partita.
Io vorrei fosse questo Ambrì, che fossero loro, in un modo o nell’altro, ad aver successo. Non qualcuno che arriva e va, non qualcuno che vuole solamente guadagnare, non qualcuno che vuole solamente investire.
E allora non è delusione, non è sconfitta, ma semplicemente dispiacere, per chi vorrei raccogliesse di più.
E allora ancora una volta, lo sport mi dà una lezione. Quello che si può esser tristi anche per gli altri, che si può gioire anche per gli altri e che l’Ambrì, al di là di tutto, è più di una semplice squadra.
E in questo momento preferirei dare spazio a quello che è successo nelle curve, durante la scorsa partita, un gesto del quale nessuno parla. Ovvero quel messaggio che lo sport deve rimanere alla portata di tutti, a prezzi popolari. Io vorrei che bambini, giovani, famiglie e anziani possano trascorrere un momento di spensieratezza, di socialità, di emozioni. Questo per me è più importante, questo vorrei fosse l’Ambrì -Piotta di domani. E allora sì che sarei delusa e arrabbiata, non di certo se non vinciamo per forza il derby.
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