Oggi non è un giorno come gli altri

In realtà non riesco ancora crederci. Ma più sfoglio facebook alla ricerca di aneddoti e ricordi della Valascia e più mi rendo conto che oggi non è un giorno come tutti gli altri. Non riesco a credere che oggi non possiamo prender le nostre sciarpe e andare in Valle a salutare quella che per tutti noi non è stata solo una pista, ma quella cosa inspiegabile che ci ha dato tanto, forse troppo.

Oggi sarei andata lì, sarei entrata come sempre dalle gradinate della curva, anche se negli ultimi anni mi son spostata in tribuna arancio – ma sempre entrando da li. Sarei andata a far un giro in buvette, a salutare tutti, a rivedere i visi di persone che nemmeno conosco ma che mi sembrano sempre famigliari. Avrei salutato gli amici, avrei salutato chi ho conosciuto a furia di vederli a tutte le partite nello stesso posto.

Avrei scrutato la pista come sempre faccio, cercando qualcosa di diverso. Poi mi sarei lasciata trasportare dalle emozioni. Avrei sfogato tutto sto nervosismo da “è davvero l’ultima” in cori e pianti. Avrei sentito ogni vibrazione, ogni boato dentro di me. Ricordando quando sono entrata la prima volta, quando la valascia era gremita più di in ogni suo posto, quando ho visto giocare Petrov, quando abbiamo aspettato la squadra tornare dalla continental cup, quando trudel è venuto in curva, quando westrum ha fatto westrum e quando Cereda e Duca hanno preso in mano la squadra, cavalcando la storia e le emozioni che solo l’Ambrì ha e sa dare.

Avrei pensato ai cori, quelli “vecchi” e quelli più recenti. Avrei pensato a quanto era bello chiamare i giocatori sotto la curva. Avrei pensato alle emozioni di quando alcuni stranieri hanno fatto loro i capi-curva, capendo che l’Ambrì é un unicum.

Avrei cantato la Montanara, quella canzone che ti arriva al cuore, che ti fa emozionare ogni volta che la senti e la canti. Avrei intonato quell’inno che parte piano e poi diventa un grande coro, forte, più forte, fortissimo. Quelle parole che ti arrivano dentro, ma che arrivano anche fuori, a chi ci guarda con invidia. Avrei pianto su quella canzone che sempre sarà legata all’Ambrî come nient’altro. La stessa che si intonava ad ogni fine festa fra ticinesi a Zurigo, perché l’Ambrì é anche questo.

Alla fine sarei rimasta lì, ad unirmi a qualsiasi altra canzone che la curva avrebbe intonato, fino alla fine. Fino alla fine. Quasi come se volessi prolungarla questa fine. Poi sarei stata ferma, immobile, a guardare nel vuoto. Sarebbe scesa ancora qualche lacrima, ci scommetto.

E poi , prima di uscire avrei rivolto lo sguardo verso la pista e gli avrei detto un grande ciao. E sicuramente l’avrei anche ringraziata per quello che mi ha fatto vivere.

Sarei uscita e avrei cercato i “soliti” e ascoltato da tutti le loro emozioni, le loro parole. Li avrei guardati negli occhi per vivere assieme quelle emozioni. Sapendo che questa condivisione è veramente qualcosa di speciale. Insomma oggi me la sarei goduta.

E questa giornata sarebbe rimasta fra le più belle.

Purtroppo tutto questo non è possibile. Ma è inutile girarci in giro. Oggi non è una giornata come le altre. È una giornata di magone continuo. Perché la Valascia, anche nel suo ultimo giorno, vuole fare la diversa, l’unica, la speciale.

E allora Cara Valascia, ti saluto. Ti saluto con il magone, quasi tremando.

Mi mancherai. Mancherai a noi tutti. Mancherai e non sai quanto…

Ciao Mitica! Ciao compagna di mille avventure.

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